“Trame Struttura” di Nicola Carrino, 2014
Mattino del 1° Settembre. Mi telefona Antonella Zazzera. E’ da tempo che non ci sentiamo. Ma so delle sue mostre in Germania e l’ultima a Parigi. Ora della mostra a Todi, in cantiere, per la quale mi aveva chiesto una piccola testimonianza. È in partenza per gli Stati Uniti ad installare un nuovo lavoro in un Parco di Sculture. La mostra a Todi sarà in Dicembre. Antonella è fissa su se stessa. Sempre riflessiva. Sempre impegnata allo sviluppo intenso del proprio lavoro. E’ un intreccio di trame struttura dal quale non si può uscire. Sono infinite le possibili varianti. Non casuali e determinate. In armonia. Armonico/Disarmonico come in natura. Sotto diverse angolazioni di risposta materica e di luce. Fili che siano di metallo, rame, od altro a formare carte come fogli presenza. Bianche. Ora particolarmente nere, scure in sostanziali tonalità. Antonella elabora tutto al telaio in attenta postura esecutiva. L’occhio della mente vigile allo spazio futuro. Non è più la situazione già rilevante che ricordo al precedente scritto ormai lontano. Ora la navicella è panfilo agile che scorre a vele spiegate. Scherzando, ma non proprio, le dico di restare negli Stati Uniti. In America come si è solito dire. E’ lì ora il tuo mondo. Non che non ci sia qui, anzi proprio da noi è partito il vivere di quel movimento di ricerca, che negli anni ‘60 e ‘70 dell’ancora vicino secolo scorso, determinava il rinnovarsi della scultura in senso minimale riduttivo, semplice e complesso ad un tempo, nello sviluppo delle avanguardie storiche costruttive. Dalla Russia, all’Olanda, alla Germania, come anche in continuità dall’Italia, per chi sa leggere e reperire. Il trasformarsi della pittura in oggetto. Il costituirsi in piani di trame. Come per Dorazio. Maestro elettivo per Antonella. Sono anche le sue trame qui, che addivengono a possibilità di spazio concreto. Oggettivo. Materico avvolgente. Chiusi involucri di significato nascosto o espliciti piani aperti a chiarimento. Delle trame di vita che si dischiudono all’agire nello spazio dell’essere e della natura coinvolgente. Al concorrere delle idee nella molteplicità del sociale. Con metodo. Il metodo della tecnica che si eleva a concetto determinante. Comunicazione consapevole di un continuo indagare, analizzare e risolvere il problema. Dell’intreccio complesso che diventa chiarezza espositiva del semplice concluso. Momento attivo dell’esistere. “Sono io”. “Sono qui”. “Determino l’oggetto”. “Determino lo spazio”. Spazio materico che diviene luce. Pronto tutto a dissolversi in essa, a ricominciare il percorso, a mostrarsi in altra forma, in altra luce… Certo Antonella, troverai ancora in quel Parco di Sculture del nuovo viaggio, nel confronto con altri artisti, nella riconsiderazione della tua Scultura, altre fonti rigenerative, per proseguire il lavoro. Ne vedremo gli accenti in questa mostra a Todi, nel tuo sentito ambito di origine e riflessione. Nel rincontro ideale con Giuliana e con Antonia, che ti hanno seguita. Nella lettura appassionata del lavoro da parte di Melina e Federico. Ne parleremo, all’aprirsi installativo che ci verrà incontro. Augurando continuità al cammino, sereno, laborioso, affermativo. Per quanto ho potuto sinora riscontrare e quanto ancora si potrà in futuro.
Mattino del 1° Settembre. Mi telefona Antonella Zazzera. E’ da tempo che non ci sentiamo. Ma so delle sue mostre in Germania e l’ultima a Parigi. Ora della mostra a Todi, in cantiere, per la quale mi aveva chiesto una piccola testimonianza. È in partenza per gli Stati Uniti ad installare un nuovo lavoro in un Parco di Sculture. La mostra a Todi sarà in Dicembre. Antonella è fissa su se stessa. Sempre riflessiva. Sempre impegnata allo sviluppo intenso del proprio lavoro. E’ un intreccio di trame struttura dal quale non si può uscire. Sono infinite le possibili varianti. Non casuali e determinate. In armonia. Armonico/Disarmonico come in natura. Sotto diverse angolazioni di risposta materica e di luce. Fili che siano di metallo, rame, od altro a formare carte come fogli presenza. Bianche. Ora particolarmente nere, scure in sostanziali tonalità. Antonella elabora tutto al telaio in attenta postura esecutiva. L’occhio della mente vigile allo spazio futuro. Non è più la situazione già rilevante che ricordo al precedente scritto ormai lontano. Ora la navicella è panfilo agile che scorre a vele spiegate. Scherzando, ma non proprio, le dico di restare negli Stati Uniti. In America come si è solito dire. E’ lì ora il tuo mondo. Non che non ci sia qui, anzi proprio da noi è partito il vivere di quel movimento di ricerca, che negli anni ‘60 e ‘70 dell’ancora vicino secolo scorso, determinava il rinnovarsi della scultura in senso minimale riduttivo, semplice e complesso ad un tempo, nello sviluppo delle avanguardie storiche costruttive. Dalla Russia, all’Olanda, alla Germania, come anche in continuità dall’Italia, per chi sa leggere e reperire. Il trasformarsi della pittura in oggetto. Il costituirsi in piani di trame. Come per Dorazio. Maestro elettivo per Antonella. Sono anche le sue trame qui, che addivengono a possibilità di spazio concreto. Oggettivo. Materico avvolgente. Chiusi involucri di significato nascosto o espliciti piani aperti a chiarimento. Delle trame di vita che si dischiudono all’agire nello spazio dell’essere e della natura coinvolgente. Al concorrere delle idee nella molteplicità del sociale. Con metodo. Il metodo della tecnica che si eleva a concetto determinante. Comunicazione consapevole di un continuo indagare, analizzare e risolvere il problema. Dell’intreccio complesso che diventa chiarezza espositiva del semplice concluso. Momento attivo dell’esistere. “Sono io”. “Sono qui”. “Determino l’oggetto”. “Determino lo spazio”. Spazio materico che diviene luce. Pronto tutto a dissolversi in essa, a ricominciare il percorso, a mostrarsi in altra forma, in altra luce… Certo Antonella, troverai ancora in quel Parco di Sculture del nuovo viaggio, nel confronto con altri artisti, nella riconsiderazione della tua Scultura, altre fonti rigenerative, per proseguire il lavoro. Ne vedremo gli accenti in questa mostra a Todi, nel tuo sentito ambito di origine e riflessione. Nel rincontro ideale con Giuliana e con Antonia, che ti hanno seguita. Nella lettura appassionata del lavoro da parte di Melina e Federico. Ne parleremo, all’aprirsi installativo che ci verrà incontro. Augurando continuità al cammino, sereno, laborioso, affermativo. Per quanto ho potuto sinora riscontrare e quanto ancora si potrà in futuro.